Parole gravi, che non solo spostano il problema dalla responsabilità individuale a una presunta crisi dell’identità maschile, ma rivelano una mentalità reazionaria che fatica ad accettare il principio dell’uguaglianza tra i sessi. Un’uscita che ha scatenato indignazione e polemiche, perché dietro questa lettura c’è molto più di una semplice provocazione: c’è il tentativo, tipico di certa destra, di giustificare e normalizzare il dominio maschile, anche quando si traduce in violenza.
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La destra e la nostalgia del patriarcato: quando il maschilismo diventa giustificazione
Le parole del consigliere Priamo Bocchi sono un distillato perfetto della cultura maschilista che pervade una certa destra, quella che non ha mai realmente accettato l’idea di una società basata sull’uguaglianza tra uomini e donne. Il suo discorso non è solo pericoloso perché offre una giustificazione alla violenza maschile, ma perché rivela l’essenza più profonda di un pensiero che continua a leggere il mondo con le lenti distorte del dominio e della gerarchia di genere.
L’idea che la violenza sulle donne derivi dalla “devirilizzazione” dell’uomo è il cuore di una narrazione reazionaria che non ha mai fatto i conti con la storia. Significa dire, in altre parole, che l’uomo “vero”, quello forte e sicuro di sé, non ha bisogno di alzare le mani perché tiene la donna sotto controllo in altro modo: attraverso il potere economico, sociale e culturale. Ma quando questo potere vacilla, quando le donne rivendicano il loro spazio e la loro autonomia, allora l’uomo “debole” si sente smarrito e reagisce con la violenza. È una lettura non solo aberrante, ma pericolosamente vicina al giustificazionismo più squallido.
Il mito dei “valori tradizionali”: quando la destra rimpiange il dominio maschile
Questa retorica è un classico della destra maschilista: la nostalgia per un mondo in cui l’uomo comandava e la donna obbediva, in cui le relazioni erano basate su ruoli rigidi e codificati. Un mondo in cui la “virilità” era sinonimo di autorità, non di rispetto. Il problema è che questa destra non si limita a esprimere idee superate: lavora attivamente per farle tornare egemoni. Basta guardare le battaglie che combattono ogni giorno: il contrasto all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, la ridicolizzazione del femminismo, la criminalizzazione delle donne che parlano di diritti riproduttivi. Tutto converge in un unico obiettivo: riportare la donna in una posizione di subalternità.
Le parole di Bocchi, quindi, non sono un semplice scivolone verbale. Sono la spia di una mentalità radicata che vede l’emancipazione femminile come un problema, una minaccia all’ordine naturale delle cose. E quando la destra parla di “valori tradizionali”, parla proprio di questo: di una società in cui l’uomo domina e la donna si adegua. Ma il vero allarme è che questi discorsi non restano confinati ai consigli regionali: alimentano una cultura che tollera la violenza, che la minimizza, che la giustifica. Ed è per questo che vanno combattuti senza esitazione.
Alla fine, più che un Priamo epico e regale, qui abbiamo un Priamo che difende un’idea di virilità da tragedia… ma non di quelle omeriche, piuttosto di quelle da bar.