Dove finisce Trump e comincia Musk

Con Trump e Musk, il dominio della finanza sulla politica ha raggiunto il suo apice. La domanda che dobbiamo porci è se vogliamo accettare questo stato di cose o se esiste ancora la possibilità di restituire alla politica il ruolo che le spetta: quello di servire i cittadini e non gli interessi economici di pochi.

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Con l’ascesa di Donald Trump e l’influenza crescente di personaggi come Elon Musk, la politica ha definitivamente ceduto il passo alla finanza, sancendo la completa subordinazione delle istituzioni democratiche alle logiche del denaro. La politica arretrare di fronte al dominio della finanza, trasformandosi progressivamente in una gestione amministrativa delle esigenze dei mercati.

Una deriva che arriva da lontano

Non si tratta di un fenomeno improvviso: da almeno trent’anni assistiamo a un processo graduale ma inarrestabile, in cui la politica ha perso il suo ruolo di guida della società, trasformandosi in un mero strumento al servizio del capitale. Con Trump e Musk, il cerchio si chiude: il potere non è più nelle mani dei rappresentanti eletti dai cittadini, ma di una ristretta élite economica capace di dettare l’agenda globale.

Se una volta le istituzioni democratiche rappresentavano un contrappeso alle forze economiche, oggi assistiamo a una resa incondizionata. Il potere politico non si preoccupa più di regolare il mercato, ma di agevolarlo, legittimando qualsiasi scelta economica purché generi profitto. In questo contesto, il capitalismo finanziario non è più solo una componente della società: è diventato la società stessa. Governi e parlamenti si riducono a spettatori impotenti mentre le grandi corporation e i miliardari dettano l’agenda globale.

Trump è l’emblema di questa trasformazione: un uomo d’affari diventato presidente, la cui concezione del potere si è sempre basata sul principio che tutto ha un prezzo e tutto si può negoziare. La sua visione del mondo è quella di un mercato totale, dove anche le istituzioni sono strumenti da usare per aumentare il proprio potere economico. Con Musk, questa dinamica si radicalizza ulteriormente: non più solo l’imprenditore che diventa politico, ma il miliardario che agisce al di sopra della politica, direttamente sulle leve del potere economico, mediatico e tecnologico.

Il declino della politica e l’ascesa della finanza

La trasformazione della politica in un’emanazione diretta della finanza ha avuto origine negli anni ’90, con la progressiva deregolamentazione dei mercati e la globalizzazione economica. In quel periodo, le istituzioni democratiche iniziarono a perdere la capacità di orientare le scelte economiche, lasciando spazio a un sistema in cui il profitto diventava l’unico criterio guida. La crisi finanziaria del 2008 ha segnato un ulteriore punto di svolta: mentre milioni di cittadini perdevano il lavoro e i risparmi, le grandi banche venivano salvate dai governi con risorse pubbliche. In quel momento, si rese evidente che la politica non era più autonoma, ma dipendente da chi controllava i mercati.

La concentrazione di enormi ricchezze nelle mani di pochi individui non è solo un problema di disuguaglianza economica, ma una minaccia diretta alla democrazia. Quando un singolo uomo possiede una fortuna più grande del PIL di interi Stati, il concetto stesso di sovranità popolare diventa una finzione. Chi controlla il denaro, infatti, controlla le istituzioni, le decisioni politiche e persino la cultura di una società.

Il caso di Elon Musk è emblematico: con il suo patrimonio può influenzare la politica globale, acquistare e trasformare piattaforme di comunicazione come Twitter (oggi X), indirizzare le scelte di governi tramite investimenti strategici in settori chiave come l’aerospazio e l’intelligenza artificiale. Musk non è un semplice imprenditore: è un’entità sovranazionale che può competere con gli Stati, spesso superandoli per potere decisionale e capacità d’azione.

Trump ha rappresentato il punto di svolta definitivo di questo processo. Non un politico tradizionale, ma un uomo d’affari, un prodotto del sistema capitalistico che ha trasformato la Casa Bianca in un’estensione del suo impero economico. La sua amministrazione ha favorito in modo sfacciato gli interessi dei miliardari e delle multinazionali, smantellando regolamenti ambientali, tagliando le tasse ai più ricchi e nominando nelle istituzioni figure provenienti direttamente dal mondo della finanza. Con lui, la politica è diventata una pura espressione del denaro, svuotata di qualsiasi ideale di giustizia sociale o di visione collettiva.

Elon Musk e il nuovo ordine economico

Se Trump è stato il simbolo della fusione tra politica e finanza, Elon Musk ne è il successore naturale, rappresentando un nuovo paradigma di potere. Con un impero economico che spazia dalle auto elettriche alle esplorazioni spaziali, dalle infrastrutture di comunicazione alle piattaforme social, Musk non è solo un imprenditore, ma un sovrano de facto del XXI secolo. Attraverso la sua capacità di influenzare i mercati con un semplice tweet e la sua crescente vicinanza ai governi, sta ridefinendo il concetto stesso di leadership globale.

A differenza di Trump, Musk non si è candidato a cariche pubbliche, ma ha costruito un’influenza persino maggiore, dettando le regole del gioco senza dover rispondere agli elettori. Il suo potere non deriva dai voti, ma dalla capacità di controllare tecnologie chiave e risorse strategiche. Con la sua acquisizione di Twitter, oggi X, ha dimostrato che il dibattito pubblico può essere gestito da un’unica persona, trasformando la libertà di espressione in un concetto manipolabile in base agli interessi di chi possiede le piattaforme.

Un mondo governato dal denaro

Trump e Musk sono i volti più riconoscibili di un fenomeno più ampio: la progressiva finanziarizzazione della politica, dove le decisioni vengono prese in base alla logica del mercato piuttosto che a quella del bene comune. Le istituzioni democratiche, una volta pensate per rappresentare la volontà popolare, si trovano oggi ostaggio di interessi economici che superano qualsiasi confine nazionale.

Le conseguenze di questa deriva sono evidenti: la crescente disuguaglianza sociale, la distruzione ambientale favorita dal profitto a breve termine, l’indebolimento dei diritti dei lavoratori e la concentrazione del potere in poche mani. La politica, ormai priva di una propria autonomia, non è più in grado di proporre soluzioni a questi problemi, limitandosi a gestire la realtà secondo le regole imposte dal capitale.

C’è ancora speranza?

Di fronte a questa realtà, la domanda cruciale è se esista ancora la possibilità di invertire la rotta. La storia dimostra che nessun sistema è eterno, e che i momenti di massimo squilibrio spesso generano reazioni inaspettate. Movimenti sociali, nuove forme di partecipazione politica e una crescente consapevolezza dei cittadini potrebbero rappresentare un argine a questo processo. Tuttavia, senza una riforma radicale del rapporto tra politica e finanza, il rischio è quello di un mondo in cui il denaro non solo governa, ma diventa l’unico valore riconosciuto.

Con Trump e Musk, il dominio della finanza sulla politica ha raggiunto il suo apice. La domanda che dobbiamo porci è se vogliamo accettare questo stato di cose o se esiste ancora la possibilità di restituire alla politica il ruolo che le spetta: quello di servire i cittadini e non gli interessi economici di pochi.

La storia ci insegna che quando il potere economico si concentra in modo eccessivo, la democrazia si trasforma in un’oligarchia di fatto. Il rischio è che le decisioni fondamentali per il futuro dell’umanità vengano prese non da governi eletti, ma da singoli individui guidati esclusivamente dal proprio interesse. La politica, privata di strumenti di controllo e regolazione, finisce per assecondare le scelte di chi detiene la ricchezza. E quando il denaro compra tutto, comprese le istituzioni e le leggi, la libertà diventa una concessione e non più un diritto.

Se il dominio della finanza sulla politica era un processo già avviato da decenni, con figure come Trump e Musk abbiamo superato il punto di non ritorno: il denaro è diventato il vero governo del mondo, e chi ne possiede in quantità illimitata ha in mano il destino dell’umanità.

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